lunedì 29 settembre 2008

restrizioni cognitive

Sulla base delle abbozzate linee guida emerse dal primo incontro, la nostra proposta é quella di seguire la tematica riguardante le restrizioni fisiche che Barney si autoimpone, traslandola su di un piano differente, ovvero quello della disabilità mentale e della malattia psichiatrica(tenendo conto del nostro background professionale, che é quello dei setting arte-terapeutici), in cui il ritardo cognitivo o la malattia del pensiero sono gli agenti restrittivi(interni al soggetto e non fisicamente imposti dall'esterno)dell'attività e della produzione espressvo-artistica dei soggetti.
Ogni patologia porta ad una produzione grafica ben specifica, soprattutto negli individui fortemente destrutturati(come nei casi di psicosi gravi o d'autismo), inoltre la scelta dei materiali e dei supporti da essi richiesti sono lo specchio delle loro attitudini relazionali(spesso carenti) e delle loro fobie, che all'interno del setting(anch'esso studiato ad hoc a seconda delle peculiarità del paziente)assumono la dimensione di scelte pragmatiche e stilistuche ben precise. La loro produzione grafica é la sublimazione di condotte compulsive o ritualistiche a cui spesso s'aggiunge un'alterata capacità percettiva che rende difficile il passaggio dalla percezione del particolare ad una vista d'insieme. Queste sono solo alcune delle restrizioni psico-fisiche portate da un deficit cognitivo o dall'alterazione patologica del pensiero, quindi ci é sembrato di proporre questo spunto, trovandolo decisamente fecondo.
Alessandro Francesca Christian (Accademia Albertina)

1 commento:

Giuliano Torrengo ha detto...

Ottima proposta. Potreste pensare a collaborare con Alessandra L., che era interessata a lavorare sul ruolo degli ostacoli e i limiti fisici. Ad esempio partendo da un tema generale come

The role of restraints in art production

che può essere articolato in due parti: restraints on the body - restraints on the mind.